(di Fabio Colombo)
Questa è la storia di un’automobilina a pedali che non c’è più. Era una macchinina da corsa, celeste, con il numero 6.
Era così affezionata al suo padroncino che anche quando arrivò nei Campi Elisi dei giocattoli lo cercò continuamente.
Si erano conosciuti molti anni prima, quando lui era un bambino felice, amato dai suoi genitori che gliela regalarono, con molti sacrifici, un giorno di un Natale ormai lontano.
Divennero inseparabili compagni di giochi; con la fantasia i corridoi di casa diventarono i rettilinei degli autodromi ed il cortile un circuito intero ogni volta diverso.
Il bambino giocava spensierato per ore nella primavera dei suoi anni più belli ed i lunghi pomeriggi sembravano non avere mai fine.
Ma le stagioni passarono e così anche gli anni. Il bambino diventò un ragazzo ed arrivarono interessi diversi. Non c’era più tempo, forse anche meno voglia, da dedicare alla vecchia compagna di giochi.
Fu così che il papà e la mamma decisero che l’automobilina era diventata ormai solo un oggetto ingombrante, che poteva rendere però felici dei bambini meno fortunati. Lei se ne andò un giorno d’estate; la caricarono sul portapacchi di un’automobile vera e, dopo un lungo viaggio, venne regalata a dei cuginetti che non avevano mai visto un giocattolo così bello.
Tanto il bambino le aveva dedicato a suo tempo mille attenzioni, quanto i nuovi proprietari ci giocarono senza badare a come la trattavano; la fecero correre dovunque e, una botta di qui ed una di là, l’automobilina si rovinò ogni giorno di più finché un bel giorno non fu più in grado di muoversi. Messa quindi da parte e dimenticata, fu alla fine buttata tra le cose rotte.
Il bambino, diventato ormai adulto, non l’aveva però mai dimenticata ed una notte sognò i suoi genitori seduti su una panchina che lo guardavano pedalare immaginando per lui un futuro pieno di gioia e di amore. Ma al risveglio non c’era più nessuno…
Oggi la macchinina celeste è ancora là, dietro la vetrina di una nuvola nel cielo. Aspetta. Aspetta paziente il giorno nel quale quel bambino che sapeva sognare la prenda e la porti nuovamente a giocare.